C’è ma non è come lo immagini: lo puoi trovare solo in Emilia-Romagna

Nessuno lo sa, forse i residenti: qualcosa brulica in Emilia-Romagna, ma completamente diverso.

Meta prediletta per le vacanze, soprattutto il lato romagnolo. Tuttavia anche la metà emiliana non scherza, ricca di storia e monumenti artistici. Immancabile l’aspetto naturalistico, angoli di paradiso ideali per gli escursionisti. Sia il mare che la montagna, perfetta come località turistica.

Paesaggio emiliano e interrogativo
C’è ma non è come lo immagini: lo puoi trovare solo in Emilia-Romagna – emiliaromagna.com

Un tuffo, si passeggia, per non parlare delle mille attività alle quali potersi dedicare. L’Emilia-Romagna gettonatissima e, tra i motivi elencati, si voglia aggiungere la scoperta di veri tesori. Che si tratti di uno scorcio paesaggistico inedito o ancora opere maestose, si rimane ugualmente affascinati.

In particolare spicca una creazione davvero unica. Sembra ma non è, c’è ma non si vede. Si celano ragioni ben specifiche sebbene, ormai, l’immaginario collettivo abbia già deciso. Una particolarità nascosta seppur facilmente rinvenibile. Ora sarà più semplice osservare la realtà con uno sguardo più consapevole.

Simbolo dell’Emilia-Romagna, ma nessuno lo sa

Naturalmente può diventare un’icona date le sue peculiarità. L’Emilia-Romagna è ben nota per altro, ad esempio la piadina, ça va sans dire. Tuttavia sfoggia tesori incredibili, alcuni persino ignoti. Soprattutto il suo piccolo fiore all’occhiello che suscita curiosità ogni volta. La reazione di sorpresa dei turisti è impagabile.

Monte Busca
Simbolo dell’Emilia-Romagna, ma nessuno lo sa (Credits: sito romagnatoscanaturismo.it) – emiliaromagna.com

Trattasi del vulcano più minuscolo esistente, ma non ha nulla a che vedere con il vulcanismo. Il Monte Busca si trova a 740 metri d’altitudine, tra Val Montone e Val Tramazzo. Una fontana ardente – così lo si definisce – dalla quale fuoriescono fiamme imperiture, caratterizzate da metano, principalmente.

Difatti, una volta dato il via alla combustione, il gas sprigionato dal terreno continua a bruciare costantemente. Non si conosce l’origine della sua storia o meglio chi abbia dato vita a questo fuoco perpetuo che da secoli continua a far parlare di sé – capita che si spenga temporaneamente, magari a causa di forti piogge.

Le prime testimonianze, addirittura, risalirebbero al 1157 quando lo storico bolognese Leandro Alberti parlò di ‘un buco largo da piedi dal quale escono le fiamme‘ per l’appunto. Nel frattempo, durante tutti questi anni, la popolazione ha usufruito del Monte Busca per le attività quotidiane, dalla cucina ai segnali di aiuto.

Un impiego all’occorrenza fino agli anni ’30 del secolo scorso nel momento in cui il ‘vulcano’ divenne parte della Società Idrocarburi Metano. Un traguardo correlato al progetto di costruzione del condotto perché portasse il gas verso valle. Proposito abbandonato dopo poco quindi nuovamente aperto al pubblico.

Oggi raggiungibile imboccando la strada provinciale 22 per Tredozio, al KM 7+700, in provincia di Forlì-Cesena. Speciale nel suo genere, intriso tuttora di mistero. Una storia che affascina regalando preziosi spunti dai quali osservare la realtà con maggiore oggettività. Anche se, alla fine, sembra proprio un piccolo cratere.

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