Una storia che cela qualcosa di terribile portando alla distruzione. Questa è Forlì, una volta resa ostaggio dalle forze oscure.
La città ideale per tutto l’anno, infatti Forlì non conosce stagioni. Da includere nel proprio itinerario, soprattutto sono degni di nota i monumenti religiosi quali la Chiesa del Suffragio e la Chiesa di San Filippo Neri. Ma, naturalmente, cela molto altro. Difatti è tra le principali città d’arte dell’Emilia-Romagna.

Si menzioni anche il complesso museale di San Domenico, sito nel centro storico. Durante una lunga passeggiata, possibile ammirare i palazzi nobiliari che costeggiano i viali e accompagnano i turisti in questo cammino culturale.
Bellezze da scoprire seguite da racconti mozzafiato. In particolare la popolazione forlivese è terrorizzata da una leggenda nella quale si narra di morte e devastazione. Tuttavia racchiude un significato di estrema importanza, specialmente per coloro che credono a quanto accaduto in un tempo molto lontano.
Forlì in pericolo, messa in ginocchio: c’era una volta…
Una presenza mostruosa che semina terrore. Forlì costretta a piegarsi a cotanta crudeltà senza alcuna via di fuga. Ostaggio della propria paura nascente dai racconti popolari che trovano terreno per essere tramandati di generazione in generazione – d’altronde anche le leggende costituiscono parte della cultura di un luogo.

Soprattutto la narrazione che conserva una potenza straordinaria, tanto da considerarla speciale, racconta le gesta di San Mercuriale salvando la città dal perfido drago. La terrificante creatura portava distruzione ovunque passasse lasciando il segno. Molti cavalieri tentarono di domarla, affrontandola senza successo.
Ebbene, San Mercuriale – primo vescovo di Forlì vissuto all’inizio del V secolo – sfidò il mostro alato con la forza della fede. Difatti lo avvolse nella sua stola pastorale, lo immobilizzò e lo gettò in un pozzo profondo – secondo la leggenda, questo luogo prese il nome di Pozzecchio, in suo onore, oggi Bussecchio.
Come anzidetto, una storia carica di significato oltre che ricca di figure allegoriche. I due protagonisti sono intrisi di simbolismo: il drago rappresenta le acque violente del fiume Montone che ha causato distruzione. Il vescovo incarna la Fede, per l’appunto, il vigore umano in grado di fermare l’irruenza della Natura.
All’apparenza una storia popolare come tante ma, analizzata a fondo, si rivela ricca di valori che mantengono il loro peso nel territorio di riferimento. Resilienza, legame con le proprie radici, la città di Forlì rimane ancorata a queste tradizioni oltre a venerare San Mercuriale presso l’Abbazia che porta il suo nome.