Microsoft sotto accusa dopo l’ondata di licenziamenti: “Fa male all’industria”

La comunicazione riguardante il taglio di 9mila posti di lavoro ha scosso l’industria e arriva a pochi mesi di distanza di un altro licenziamento di massa da parte dell’azienda di Redmond: cosa sta succedendo in Microsoft?

La notizia dei licenziamenti di massa operati da Microsoft nei giorni scorsi è stato un terremoto (l’ennesimo) all’interno di un’industria che già dal 2020 è entrata in una spirale di crisi da cui sembra non si riesca ad uscire. Con i 9.100 posti di lavoro tagliati (il 4% dell’intera forza lavoro dell’azienda di Redmond) arriva ad oltre 15mila il computo totale dei licenziamenti operati da Microsoft nei primi 6 mesi del 2025 (il 7% dell’intera forza lavoro).

Persona che cammina in un corridoio della sede Microsoft
Microsoft sotto accusa dopo l’ondata di licenziamenti: “Fa male all’industria”- foto ANSA – Emiliaromagna.com

Numeri che se sommati a quelli dell’anno precedente (altre 3mila persone mandate a casa) e a quelli del 2023, quando in seguito alle acquisizioni di Bethesda e Activision (all’epoca ancora bloccata dall’antitrust) aveva tagliato il 5% della propria forza lavoro (circa 10mila dipendenti) offrono un quadro di riassetto totale dell’azienda.

Le motivazioni dietro questa nuova ondata di licenziamenti non sono chiare, Microsoft parla di ristrutturazione dell’azienda per continuare ad essere competitivi, in giro si vocifera che possa essere legata all’esigenza di ricavare fondi per un’investimento da 80 miliardi di dollari sulle tecnologie AI.

Di sicuro i tagli non sono motivati da una crisi dell’azienda, poiché i profitti di Microsoft sono elevati, proprio nel 2025 l’azienda americana si è piazzata per qualche mese al primo posto come capitalizzazione sul mercato azionario davanti ad Apple e ad oggi si trova comunque al secondo posto.

Microsoft, la crisi colpisce soprattutto il settore gaming

Con i bilanci evidentemente in salute, i tagli non preoccupano troppo gli azionisti per il futuro dell’azienda, ma sono comunque una spia di qualcosa che non ha funzionato. Il pensiero corre subito al settore gaming, quello in cui Microsoft ultimamente ha speso più risorse insieme a quello relativo allo sviluppo di tecnologie AI.

Phil Spencer sul palco dell'Xbox Showcase
Microsoft, la crisi colpisce soprattutto il settore gaming – foto ANSA – Emiliaromagna.com

La divisione Xbox negli anni passati ha speso oltre 80 miliardi di dollari solo per acquisire publisher e studi di sviluppo, cifre a cui vanno aggiunti gli ingenti investimenti per assicurare la crescita del servizio in abbonamento – il game pass – divenuto cruciale nella strategia commerciale dell’azienda.

La strada intrapresa non ha dato i frutti sperati e lo si è capito già quando ad inizio anno Xbox ha annunciato che tutti i suoi software esclusivi sarebbero presto o tardi divenuti multipiattaforma. La crescita del numero di abbonati – dovuta principalmente all’accorpamento dei precedenti servizi in abbonamento con il Game Pass – avviene troppo lentamente e probabilmente anche il costo dell’abbonamento non è sufficiente a garantire le entrate prospettate in fase di analisi.

La notizia ha fatto indispettire diversi attori del settore gaming, i quali hanno approfittato dell’attenzione mediatica generata per attaccare il modello di business che Microsoft cerca d’imporre dall’ormai lontano 2018. Tra i detrattori del Game Pass c’è anche il fondatore di Arkane – uno dei numerosi studi acquisiti da Microsoft in questi anni – il quale ha dichiarato:

 

 

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“Penso che Game Pass sia un modello insostenibile, sovvenzionato dal denaro infinito di Microsoft. Ma prima o poi la realtà colpirà. Non può coesistere con altri modelli: o li uccide, o viene abbandonato. Il problema non è solo per oggi. Quando Microsoft avrà conquistato abbastanza terreno, i giochi peggioreranno e l’abbonamento aumenterà. Perché oggi hai un’offerta fantastica solo perché è sovvenzionata. Ma un giorno finirà, e allora le conseguenze si faranno sentire”.

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